Ulisse la statua dell’uomo seduto che sta leggendo un
libro su cui sta scritto “ragione e canto” e uscita dalla testa di io, Antonio
Sartoris, nel dicembre 2010, si sentiva solo.
Ogni giorno era la stessa storia. Quando ogni mattino, più impegnato di
quando facevo l’avvocato, arrivavo alla Fondazione Casa Delfino e passavo a
salutarlo mi diceva quasi pianucolando: sono solo! Tutta la notte a Cuneo non
c’è fuori anima viva! Mica potevo procurargli una compagna di bronzo magari con
la borsa della spesa. “Ma, poi” gli dicevo “non è vero: sei il più frequentato
e fotografato tra tutti i cuneesi. Non c’è bambino che non ti conosca che non
si arrampichi sulla tua testa, che ti metta le dita nel naso, e le giovani coppie
ti siedono in grembo, e amoreggiano con te.”
Cuneo è la città di Ulisse: cosa Ti lamenti? E venne il
giorno della sua festa: Ogni anno nel mese di dicembre quando venne alla luce,
la sua generatrice, la Fondazione Casa Delfino, festeggia la festa della
Ragione ed invita un insigne ospite che in vita abbia “ragionato”.
Quest’anno (2012) per festeggiare
il 2° compleanno di questa statua dedicata ad Ulisse, l’uomo che ragiona e
canta, avvalendomi di una delle più brillanti figlie della ragione -la fantasia-
ho invitato a partecipare alla festa il massimo teorico dell’illuminismo: il
filosofo IMMANUEL KANT morto a Königsberg il 12 febbraio 1804.
Ieri ho
ricevuto da Lui questa lettera che trascrivo:
“Cari amici di Casa Delfino, con grande
piacere ho accettato l’invito del Vostro Presidente a partecipare alla Festa
della Ragione.
Siete solo più voi che dopo la Rivoluzione Francese festeggiate “la
Ragione”, quella della mia Età dei Lumi.
Purtroppo ragioni di forza maggiore mi impediscono di essere presente
con il corpo, ma il mio pensiero è tutto
con Voi.
L’Illuminismo (l’età della ragione) è stata storicamente l’uscita dell’uomo
da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del
proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa
minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla
mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza
essere guidati da un altro.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza.
Questo è il motto dell’Illuminismo e da quanto conosco, mi pare sia il motto
della Fondazione Casa Delfino.
La pigrizia e la viltà sono
le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da tempo
affrancati da una direzione eterodiretta (sono divenuti maggiorenni per età
naturale), rimangono tuttavia volentieri minorenni per l’intera vita e per cui
rimane tanto facile ad alcuni erigersi a loro tutori! É tanto comodo essere
minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha
coscienza per me, un medico che decide sulla dieta che mi conviene, ecc., io
non ho più bisogno di darmi pensiero per me. Purché io sia in grado di pagare,
non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa
occupazione. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e con esso
tutto il bel sesso) ritenga che il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché
difficile, sia anche molto pericoloso, provvedono già quei tanti tutori che si
sono assunti, con tanta benevolenza, l’alta sorveglianza sopra costoro.
Dopo averli in un primo tempo
istupiditi come se fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che
queste pacifiche creature osassero muovere un passo fori del girello da bambini
(oggi, similmente voi avete la televisione commerciale) in cui le hanno
imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia
qualora tentassero di camminare da sole. Ora questo pericolo non è poi così
grande come da loro si fa credere, poiché a prezzo di qualche caduta essi alla
fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo genere rende comunque
paurosi e di solito distoglie la gente da ogni ulteriore tentativo...
Regole e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale o
piuttosto di un abuso delle sue disposizioni naturali sono ceppi di un’eterna
minorità…
Il pubblico può giungere al rischiaramento solo lentamente e facendo
uso della libertà e precisamente della più inoffensiva di tutte le libertà,
quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti campi.
Ma da tutte le parti odo gridare: non ragionate! L’ufficiale dice:
non ragionate, ma ubbidite! L’intendente di finanza: non ragionate, ma pagate!
L’ecclesiastico: non ragionate, ma credete!
Qui vi è limitazione della libertà! Perché se vi sono molte
operazioni che attengono all’interesse della comunità e possono esserci momenti
e modi, che richiedono un’armonia sia pure artificiale di una società, qui
ovviamente si deve obbedire. Tuttavia anche in questi momenti deve esser fatta
salva la libertà della critica scaturita dalla libertà della cultura. Io dico che
il cittadino obbediente non agisce contro il suo dovere se pur obbedendo, come
essere pensante, studioso, manifesta apertamente il suo pensiero sulla
sconvenienza o anche sull’ingiustizia delle imposizioni dell’autorità a cui la
legge gli prescrive di obbedire.
...Con ciò avviandomi a concludere, avvalendomi delle esperienze dell’età in cui
sono vissuto vi segnalo la situazione paradossale in cui anche voi uomini del
Vostro tempo state vivendo.
Un maggiore grado di libertà civile (ai vostri tempi non ci sono più
i monarchi assoluti e i dittatori non hanno fatto una gran bella fine) sembra
favorevole alla libertà dello spirito del popolo, e però pone ad essa limiti
invalicabili (quali quelli dell’anarchia).
Tuttavia un apparente grado minore di libertà civile, al contrario
offre allo spirito la spinta e spazio per svilupparsi con tutte le sue forze.
Se dunque la natura ha sviluppato sotto questo duro involucro il germe di cui
essa prende la più tenera cura, cioè la tendenza e vocazione al libero
pensiero, questa tendenza e vocazione gradualmente reagisce sul modo di sentire
del popolo per cui questo a poco a poco, diventa sempre più capace della
libertà di agire, e alla fin fine opera addirittura sui principi del governo il
quale trova che è nel proprio vantaggio trattare l’uomo, che ormai è considerato
poco più che una macchina, in modo conforme alla di lui dignità.
Con questi pensieri speranzosi nel Vostro progredire quali successori
di un vecchio filosofo del Settecento, porgo al festeggiato Ulisse, l’uomo che
“ragiona e canta”, alla Fondazione Casa Delfino ed a tutti Voi presenti, i
migliori auguri di prospero avvenire e tanti cari saluti
il vostro devotissimo
IMMANUEL KANT
Dopo il passo lento dell’ “Aria
di Cuneo”, eseguito da un gruppo di fiati bene adatto al clima nordico di Cuneo, ho letto
alla gente questa lettera durante la Festa della Ragione.
È evidente che la Fondazione Casa
Delfino si associava agli auguri di Immanuel Kant, lo ringraziava assicurando
che pur nei limiti della pochezza dei suoi mezzi materiali continuerà a stimolare
anzi a scuotere la ragione umana. Ci riuscirà?
[1]
“Aria di Cuneo”, brano musicale composto da Roberto Nasi con dedica alla
Fondazione Casa Delfino.
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